Considerata uno degli esempi più fulgidi della breve stagione del razionalismo a Roma, la Furmanik costituisce un punto alto dell’elaborazione sul tema della palazzina romana negli anni Trenta.
Commissionata da Giuseppe Furmanik, presidente del circolo Canottieri Lazio situato sul Tevere proprio di fronte, è la prima occasione per De Renzi di misurarsi sulla residenza borghese dopo numerosi interventi di edilizia residenziale a basso costo.
L’edificio è articolato su sei piani fuori terra, oltre al seminterrato con il garage e l’abitazione del portiere. Il piano rialzato era destinato ad alloggi e studi professionali, nei tre piani superiori si trovavano due appartamenti per piano e agli ultimi due livelli un grande alloggio signorile con giardino pensile destinato al proprietario. Il fronte principale, rivolto a ovest e affacciato sul Tevere con vista sulle pendici di Monte Mario, è caratterizzato da grandi logge continue a sbalzo che investono senza soluzione di continuità anche un tratto dei prospetti laterali, come ottenute per sottrazione dal volume unitario di base. Lo svuotamento dell’angolo e l’attacco a terra arretrato rispetto al filo della facciata sono soluzioni care a De Renzi che vi fa ricorso anche nella coeva Mostra della Maternità e Infanzia al Circo Massimo, realizzata nel 1938.
Gli altri prospetti sono costituiti da pareti continue, punteggiate da teorie di finestre che si ripetono con un unico modulo quadrato, ribadito sull’intera pelle dell’edificio in intonaco chiaro “inciso” da una rete di quadrati ricorrenti. Lo schema planimetrico segue un principio simmetrico, con un corpo scala principale e due scale di servizio laterali. Ogni alloggio ha la zona giorno rivolta verso il lungotevere, mentre le camere da letto e i servizi sono disposti sui fianchi e sul retro.
In questa palazzina, tutta immersa nel linguaggio astratto di una tradizione mediterranea e purista, una particolare attenzione viene comunque riservata allo studio degli alloggi. Un articolo pubblicato da Guido Calza sui numeri di settembre e ottobre 1923 della rivista “Architettura e Arti decorative”, dal titolo programmatico Le origini latine della abitazione moderna, illustrava il complesso edilizio delle Case a Medianum di Ostia antica, scoperto durante gli scavi novecenteschi e fondato su un articolato sistema di spazi interni. E’ plausibile individuare nel Medianum il riferimento tipologico e spaziale del progetto per la palazzina Furmanik, da un lato nel ricreare uno spazio unificato, indifferenziato e luminoso suggerito da quel modello, dall’altro trasformando il “connettivo di servizio” dell’abitazione razionale nello spazio fondamentale per la vita interiore del nucleo familiare. Il riferimento alla città antica diventa così il frutto di una meditazione sulla articolazione degli spazi interni e sull’idea di casa borghese.
Purtroppo nel 2000 quest’opera ha subito un pesante intervento di ristrutturazione e cambiamento di destinazione d’uso da abitazioni ad uffici, che ha gravemente alterato i principi distributivi originali e mortificato la coerenza figurativa dell’impianto, eliminando anche quelle persiane scorrevoli che, oltre a proteggere gli ambienti interni dalla luce solare, facevano vibrare il fronte. Attualmente l’edificio ospita gli uffici della società finanziaria doValue.