Il quartiere, realizzato dall’INCIS, nasce in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960, vicino agli impianti sportivi del Foro Italico e dell’Acqua Acetosa: adibito per l’occasione a residenza degli atleti, doveva ospitare in seguito 1.500 famiglie di impiegati dello stato.
La posizione dell’area all’ingresso settentrionale della città richiede la realizzazione di un’arteria fra la testata del ponte Flaminio di Armando Brasini e i quartieri Flaminio e Parioli, che raccolgono il traffico delle vie Cassia e Flaminia.
L’impostazione del piano risponde a tre requisiti fondamentali: l’autonomia formale e funzionale del quartiere, il suo affrancamento dalla viabilità di transito e il rispetto delle qualità paesistiche della zona. Alla soluzione a pilotis degli edifici residenziali fa eco, in tono maggiore, la sopraelevazione su grandi piloni del viadotto di corso Francia, progettato da Libera in collaborazione con Pier Luigi Nervi.
Il carattere estensivo dell’intervento si qualifica in un graduale dosaggio dei volumi, dai cinque piani degli edifici lineari disposti su viale Tiziano a fronteggiare le propaggini del quartiere Flaminio, ai due piani delle case a croce verso le pendici di Villa Glori e il Tevere. All’interno del piano disegnato in gruppo, i contributi individuali si distinguono alla scala del progetto edilizio, pur nella omogeneità dei materiali e nella tipizzazione di alcune soluzioni.
A Libera si devono le case basse a croce con quattro alloggi per piano, serviti da una scala centrale. Da innumerevoli studi sulle modalità aggregative del tipo a croce scaturisce la caratteristica maglia a corti quadrate che si sovrappone con intento dimostrativo alla trama diagonale, pure quadrata, dei percorsi pedonali.