Alessandro Anselmi (Roma, 27 giugno 1934 – Roma, 28 gennaio 2013)
Laureato in Architettura presso l’Università di Roma nel 1963, è tra i fondatori del GRAU (Gruppo Romano Architetti Urbanisti). Il gruppo di giovani, costituito nel 1962, traccia una linea di ricerca d’avanguardia nel dibattito architettonico italiano degli anni sessanta, nei termini di una vera e propria rifondazione disciplinare, basata sul primato della geometria nel processo progettuale e sul recupero del rapporto con la storia e la memoria.
Se il dialogo con gli esempi del passato non è esente da riferimenti al neoclassicismo di Boullé e Ledoux, come nell’asilo di Guidonia (1960-1963), dalla manipolazione di forme archetipiche nel cimitero di Parabita (1967-1982) traspaiono con evidenza le tracce della lezione di Louis Kahn.
A partire dai primi anni ottanta il lavoro di Anselmi si affranca progressivamente dal geometrismo ideologico e calligrafico di quella esperienza collettiva per assumere i tratti di una poetica autonoma, frutto di un recupero critico dell’esperienza moderna: lo testimoniano i progetti per il teatro della Casa della Cultura a Chambéry-Le-Haut (1982) e per le residenze speciali nel quartiere Testaccio a Roma (1984) o, tra le opere realizzate, il municipio di Rezé-Les-Nantes (1986-1990) e il nuovo municipio di Fiumicino (1995-2003).
Ha insegnato Composizione architettonica all’Università di Reggio Calabria, poi alla Sapienza di Roma e infine all’Università Roma Tre. E’ stato redattore della rivista “Controspazio” dal 1974 al 1981. Nel 1999 ha ricevuto il premio del Presidente della Repubblica per l’Architettura e il titolo di Accademico nazionale di San Luca.