Il palazzo è costruito dalla Cassa Nazionale per l’Assistenza agli Impiegati Agricoli e Forestali, lo stesso ente che aveva incaricato Libera e lo Studio Calini Montuori del cinema Airone nel quartiere Appio-Latino.
Per l’istituto previdenziale, l’edificio è una forma di investimento di garanzia, destinato ad essere messo in affitto. Le esigenze di rappresentatività sono dunque limitate, mentre sono massime quelle di efficienza e compattezza del volume edilizio. L’area del progetto è il tipico prodotto della sovrapposizione tra la variata orografia romana e la scacchiera ottocentesca: un trapezio con un angolo acuto di 60° tra le due strade più importanti. Libera non ha mai creduto alla validità dell’ambientamento superficiale: dell’edilizia storica viene mantenuta solo la classica tripartizione che distingue base e coronamento dal corpo dell’edificio.
La facciata in curtain wall viene studiata da Libera facendo tesoro di una serie di esperienze precedenti; il disegno essenziale si riduce ai montanti e ai pannelli di lamierino che nascondono le persiane azionate elettricamente, aggiungendo al prospetto uno spessore che è una efficace schermatura. Dal punto di vista distributivo, il piano tipo è risolto con un anello di uffici che segue in modo aderente il perimetro dell’area. Al centro, invece, il nucleo dei servizi, degli archivi e della circolazione verticale si inserisce nella geometria triangolare propria della struttura. Quest’ultima si scopre nell’attico, rivelando la forma ideale, cristallina, cui l’architettura aspira quando non è piegata dai vincoli edilizi.