L’edificio è frutto di un concorso nazionale bandito dal Ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni per quattro palazzi postali a Roma. La giuria assegna il primo premio a Libera e De Renzi per quello all’Aventino.
Le caratteristiche dell’area – ampia, inedificata e leggermente rialzata dalla quota di via Marmorata – consentono di concepire l’edificio come un moderno monumento isolato nel verde, capace di dialogare con le preesistenze storiche di Porta San Paolo e della Piramide Cestia.
Il progetto si articola in tre parti distinte per forma e funzione, ma ordinate in una composizione unitaria perfettamente simmetrica: il volume a C rivestito in marmo bianco e destinato agli uffici abbraccia il salone del pubblico, schermato da un portico che corre lungo tutto il fronte. In corrispondenza degli uffici, i prospetti sono ritmati da finestre seriali. Motivi maggiormente astratti caratterizzano invece il disegno, mutuato dagli antichi colombari romani, dell’enorme griglia che illumina la sala a doppia altezza per lo smistamento della posta, e il taglio diagonale delle vetrate dei corpi scala. In un gioco di contrasti con la massa muraria del corpo uffici, il salone del pubblico è totalmente vetrato all’esterno e scandito internamente dagli esili sostegni metallici del lucernario.