Nel recinto dell’unità orizzontale sono compresi 200 alloggi e una fascia di negozi lungo la strada. Dal giardino interno si dipartono le piccole stradine pedonali che servono gli alloggi.
Il modulo che viene ripetuto è un’aggregazione di quattro case a patio, una delle quali ruotata per motivi di esposizione. L’edificio a ballatoio serve a completare l’autosufficienza tipologica dell’unità d’abitazione: i 32 piccolissimi appartamenti sono contrapposti alla generosità degli spazi delle case a patio. E attraverso l’emergenza della casa collettiva l’unità segnala la propria presenza in un intorno più vasto. Nell’edificio di tre piani, che si eleva da terra con le sottili lame dei setti, si realizza una delle più raffinate riduzioni del telaio strutturale a diagramma statico. Nella massa bianca intonacata si legge, per contrasto, tutto il volume residenziale contenuto e portato in alto dalla struttura in cemento armato.
Al confine tra la città compatta e un tratto di campagna romana cui fa da orizzonte un antico acquedotto, l’unità orizzontale dialoga a distanza con il Tiburtino di Quaroni e Ridolfi, indicando un’altra via rispetto a quella battuta dal linguaggio diffuso del neorealismo.