In un periodo avaro di consultazioni sulla residenza nella capitale, l’occasione è fornita nel 1932 da un concorso riservato dalla Tirrena ai professionisti romani per quindici “vilini signorili” da costruirsi sul lungomare Caio Duilio.

Libera organizza l’area trapezoidale secondo una planimetria simmetrica, in cui tutti i villini sono orientati a sud-ovest e disposti in modo da garantire anche a quelli più interni la vista del mare. La commissione gli assegna il 3° premio per la sistemazione complessiva; lo stesso riconoscimento va a Mario Ridolfi per il progetto dei singoli villini, quasi a voler mantenere in sospeso l’esito di una “gara di leale emulazione” condotta ormai soltanto per confronti indiretti.

Giudicato il concorso, la Tirrena procede alla realizzazione di alcuni villini attraverso incarichi che poco hanno a che vedere con l’ordine dei premi. Libera ne costruisce quattro, riprendendo dai suoi progetti di concorso la centralità delle relazioni tra interno ed esterno. I due villini C, a cinque piani, sono ubicati altrove rispetto al lotto di concorso, in un’area vicina alla ferrovia. Gli appartamenti abbracciano su tre lati la forma oblunga de corpo scala. L’arrotondamento degli angoli e l’assoluta continuità delle superfici fanno di questi villini degli oggetti unici, nel medesimo precario equilibrio tra edificio e macchina navale che si ritrova nella contemporanea Casa del Balilla dello stesso Libera a Porto Civitanova Marche.