L’incarico per quest’opera si deve alla vittoria del concorso nazionale di idee bandito nel 1959 dall’ACEA (Azienda Comunale per l’Elettricità e le Acque, oggi Azienda Comunale per l’Energia e l’Ambiente) per il Centro idrico in via della Bufalotta, nella zona di Casal Boccone. Inizia così l’avventura di Palpacelli con l’acqua, che culminerà con la realizzazione del Centro idrico in via di Vigna Murata all’Eur (1973-1989).
Dovrebbe essere una semplice struttura utilitaria per il rifornimento idrico alla Capitale, ma Palpacelli la trasforma in un monumento di land art, un segno che con la sua potenza di immagine individua e qualifica lo skyline del territorio circostante. Carlo Scarpa, in visita all’impianto, esclamerà: “Queste sono le cattedrali del futuro”.
Nel particolarissimo e assai specifico tema progettuale della Torre dell’Acqua il progettista riversa tutto il suo amore per una fabbrilità artistica e meccanica di stampo leonardesco. La forma, la funzione, la meccanica, l’estetica, l’idraulica, l’astronomia, la botanica, il paesaggio, le atmosfere, l’architettura, il linguaggi, i materiali sono per lui tutte occasioni per verificare, attraverso uno sperimentalismo al limite della temerarietà, le potenzialità creative di un progetto capace di piegare alle ragioni dell’arte anche le tematiche tipicamente ingegneresche apparentemente più ostiche e lontane.
Il centro idrico – alto complessivamente 60 metri, alimentato dall’acquedotto del Peschiera e capace di servire diversi quartieri del settore nord-est di Roma – comprende un piezometro a sfioro a circa 40 metri di altezza, un serbatoio sopraelevato di 500 mc a 30 metri da terra, un serbatoio interrato ripartito su due vasche per 15.000 mc, la camera di manovra, i locali tecnici e la sala pompe. La particolarità di questo impianto, costruito interamente in cemento armato, sta nell’aver realizzato una vasca sopraelevata ad anello del diametro di 20 metri, sorretta a sbalzo da tre grandi colonne centrali, che alloggiano le tubazioni di rifornimento e distribuzione e i collegamenti verticali. Sulla sommità di una delle colonne è posto il piezometro a sfioro, con il dissipatore a vortice. Le colonne attraversano i locali per il controllo e la manovra, caratterizzati da una copertura fortemente aggettante. Gli ambienti tecnici affacciano sul vano di attraversamento, tramite una vetrata poligonale, da dove si può vedere la suggestiva prospettiva dello slancio libero delle colonne che portano l’anello del serbatoio ed il soprastante piezometro. Quest’opera valse a Palpacelli il Premio IN/ARCH del 1964.