L’edificio sorge su un lotto originariamente occupato dalla “Casa per la cooperativa Nuova Prati” disegnata da Enrico Del Debbio nel 1928 e demolita intorno al 1970. Di fronte, su via Poma, si trova la Casa per la cooperativa ALA progettata da Cesare Valle nel 1930.
Interamente in calcestruzzo a faccia vista, è giocato sulle verticali dei setti stretti e lunghi che lo strutturano e si compone di due volumi distinti, collegati tra loro solo da due percorsi aerei (uno originale al primo piano e l’altro realizzato nel 2010 al quarto piano), lasciando così aperte le visuali dei palazzi che lo fronteggiano su via Borsieri e via Poma. Non mancano, come nelle altre opere di Ciaramaglia, riferimenti a Carlo Scarpa nelle finestre che intervallano i setti e nel taglio chiaroscurale che al terzo piano introduce una pausa orizzontale. I caratteri architettonici – cornici in calcestruzzo, corpi scala e impianti svettanti – sono espressi con decisione, con chiari riferimenti alla corrente brutalista degli anni ’50 e ’60: dal tardo Le Corbusier al neo-brutalism inglese, da Paul Rudolf a Louis Kahn, a Moshe Safdie o, per restare in Italia, a Luigi Pellegrin, Vittoriano Viganò, Piero Sartogo, Giuseppe Perugini, Maurizio Sacripanti.
Elemento saliente di questo linguaggio, oltre al cemento armato a faccia vista, è una sorta di meccanicismo nell’assemblaggio dei volumi, con il manifesto intento di lasciare in evidenza il metodo compositivo basato sull’accostamento di elementi formalmente autonomi. La cura maniacale del dettaglio – si osservino per esempio i punti in cui le cornici di calcestruzzo si incontrano con i setti ‒ è consentita da una esecuzione scrupolosa, resa possibile dal fatto che costruttore e progettista coincisero in un’unica persona.
Riconosciuta solo recentemente come una delle opere più interessanti realizzate nella prima metà degli anni ‘70 in città, è stata inserita nella Carta della Qualità di Roma Capitale.
Nato ad uso commerciale ma mai impiegato per questo scopo, poi a lungo sede distaccata della Circoscrizione, nel 2010 l’edificio è stato oggetto di un intervento di adeguamento funzionale da parte dello studio Ricci Spaini Architetti Associati per la società Ghella che attualmente lo occupa. Gli interni sono stati trasformati radicalmente, e ancor di più lo è stato l’involucro esterno. Gli originali brise-soleil sono stati eliminati per ottenere una struttura efficiente sul piano energetico, e le balaustre in vetro di diversi colori sono l’elemento più saliente dell’edificio, che rimane un simbolo del modernismo internazionale: questo maquillage lo ha reso certamente più accettabile al gusto comune, trasformandolo in un piacevole edificio modernista di sapore neo-olandese, senza stemperarne più di tanto l’originale energia plastica.